Al via “Voci e musiche dalla Palestina”

Rasha Nahas

RAVENNA. Nell’anno in cui Ravenna Festival riflette sulla possibilità di riscrivere il concetto di coraggio – un coraggio che non impugna spade come nella tradizione epica, ma idee, empatia e speranza – il dialogo con il Festival delle Culture ha dato vita a Voci e musiche dalla Palestina, una rassegna di quattro concerti con artisti della diaspora palestinese. 

Nella tragedia lunga quasi ottant’anni di quel popolo, la musica ha svolto un cruciale ruolo nella costruzione dell’identità collettiva. Il primo appuntamento è giovedì 24 aprile al Teatro Rasi, con Rasha Nahas, giovane vocalist e chitarrista che senza vincoli stilistici, dalla dimensione cantautorale fino all’elettronica, riflette sull’identità come problematico mosaico. La sua musica riflette infatti le radici della sua famiglia in un villaggio dell’Alta Galilea, la città costiera di Haifa dove è cresciuta e Berlino dove Rasha vive oggi. Ad accompagnarla in scena Jelmer De Haan al basso e Altair Chague alla batteria. Dal 23 al 25 maggio, sarà invece il Teatro Alighieri a ospitare un fine settimana di musica, rispettivamente con Kamilya Jubran, i 47Soul e Bashar Murad.  

“Nonostante il festival abbia fin dai suoi primi anni dato ampio spazio alle musiche del mondo mediterraneo, del medio e dell’estremo oriente, era rimasta una importante lacuna: quella della Palestina e del suo sfortunato popolo – spiega Franco Masotti, co-Direttore Artistico di Ravenna Festival – Ora è grazie alla partnership con il Festival delle Culture che possiamo proporre la prima rassegna mai realizzata in Italia, e in un momento così tragico, dedicata alla diaspora palestinese, con quattro significative/i artiste/i di diversa area stilistica. La musica darà voce alla nostalgia per la propria terra”. La collaborazione fra i due festival si è estesa anche alla rassegna ecosostenibile e diffusa Romagna in fiore per l’appuntamento alla Torraccia di Ravenna, che domenica 1 giugno accoglierà una “grande festa africana” in due concerti – quelli della cantautrice maliana Fatoumata Diawara e della band franco-marocchina Bab L’ Bluz.

“Siamo molto lieti di questa collaborazione con Ravenna Festival – dichiarano Chiara Turci e Ibtissem Beldi dello staff del Festival delle Culture – Alla Palestina abbiamo dedicato due eventi centrali della nostra programmazione: se i concerti offrono una prospettiva musicale, lo sguardo su Gaza di sei fotoreporter palestinesi è al centro della mostra collettiva e diffusa I Grant You Refuge (‘ti concedo asilo’). Le foto di Shadi Al-Tabatibi, Mahdy Zourob, Mohammed Hajjar, Saeed Mohammed Jaras, Omar Naaman Ashtawi e Jehad Al-Sharafi sono esposte in alcune sale e lungo le principali vie della città, attraverso una serie di manifesti di grande e medio formato, nella speranza di poter contribuire a una riflessione collettiva su quanto possono fare le singole persone, le istituzioni europee e la comunità internazionale nel difendere i diritti umani e per la pace in quei territori così vicini al nostro Paese, dall’altra parte del Mediterraneo.”

Attraverso la drammatica esperienza della diaspora, la creazione musicale palestinese si è disposta alla sintonia con i tratti tipici della contemporaneità: l’ibridazione dei linguaggi, l’ubiquità culturale, la dialettica di tradizione e innovazione e di locale e globale. Figura carismatica, già voce principale dei Sabreen, pionieristico gruppo palestinese di Gerusalemme Est, Kamilya Jubran (venerdì 23 maggio) ha aperto la sua ricerca alla sperimentazione anche radicale; oggi è un’influenza decisiva per molti protagonisti della scena mediorientale grazie alla riuscita ibridazione fra tradizione classica araba, musica popolare palestinese, improvvisazione ed elettronica. Gruppo di elettro-hip hop formato nel 2013 da musicisti di diversa provenienza ma tutti di origine palestinese, 47Soul (sabato 24 maggio) si è affermato come uno dei gruppi arabi di punta sul piano internazionale. Il nome del gruppo allude al 1947, l’anno precedente la prima guerra arabo-israeliana. Lo Shamstep, il genere musicale che hanno creato, combina musica da strada, influenze funk, hip-hop e rock, in un mix di arabo e inglese. Figlio di Said Murad fondatore dei Sabreen, Bashar Murad (domenica 25 maggio) è  invece un cantautore e regista il cui ironico pop cosmopolita sfida gli stereotipi e illumina questioni sociali, incluse tematiche LGBTQ+; che si esibisca in abito da sposa o canti sulla diversità di genere, Bashar corre sempre dei rischi e stimola il pensiero critico.

Info e prevendite: tel. 0544 249244 – www.ravennafestival.org 

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